La schiacciata ignorante

Cosa il volley potrebbe copiare dal basket? Facciamo un esempio pratico, le "società satelliti"...

02.01.2019 03:19

 

di Nicola Baldo

 

Quando un professore becca un proprio studente a copiare, a scuola, lo sappiamo bene sono dolori. Per lo studente, ovviamente. Ma poi cresci e capisci che a volte, soprattutto nello sport, copiare non è una cosa tanto brutta. Se si copiano, ovviamente, dei principi giusti. Che possano aiutare la propria disciplina. E magari adattando qualcosa preso da altri sport alla realtà del proprio.

 

Ecco perché personalmente non reputerei minimamente uno scandalo se anche il mondo del volley copiasse il basket. In alcune cose. Una cosa che potrebbe essere parecchio utile anche sottorete è il concetto di “società satelliti”.

 

Ora, prima di spiegare perché nel volley potrebbero essere comode, spieghiamo bene cosa sono e come vengono utilizzate nella pallacanestro. Una società principale ed una satellite, appunto, si legano da un accordo di collaborazione. Documentato e nero su bianco, direttamente presso la Federbasket. Le due società non possono giocare nel medesimo campionato, né in quello immediatamente superiore o inferiore. E devono avere “la sede nel medesimo ambito territoriale”. Questo accordo di fatto regola tutto: dai diritti ed obblighi economici delle parti alla durata del rapporto, almeno biennale, oltre ai rapporti tecnico-sportivi. Tutto nero su bianco ed al sicuro in Federazione, di fatto garante di questa collaborazione molto regolamentata.

 

Con possibilità molto interessanti quali il doppio tesseramento dei giocatori, che possono giocare nel campionato giovanile con la società “senior” e nella prima squadra della squadra “satellite” liberamente e senza vincoli né paletti. O, viceversa, giocare nelle giovanili con la squadra “satellite” e giocare invece in prima squadra nella società “senior”. Questo perché nel basket capita spesso che le società satellite si occupino interamente ed esclusivamente del giovanile – come detto prima nel medesimo ambito territoriale – della squadra senior che invece si occupa di prima squadra. Oppure in altri casi, come ad esempio nella pallacanestro femminile a Savona, due società fanno insieme il giovanile e poi solamente una di queste iscrive squadre senior. Un modo, insomma, per spartire costi, risorse umane...

 

Ma c'è di più. Perché oltre al doppio tesseramento per due società, la Fip permette anche agli allenatori tesserati con le due società di andare in panchina in tutte le squadre sia dell'una sia dell'altra società. Come primo o come secondo allenatore. Stessa cosa dicasi per i dirigenti. A parte i referenti (presidenti e simili) tutti i dirigenti possono andare liberamente in panchina con tutte le squadre di ambedue le società.

 

Questo un po' il quadro generale della normativa, ma venendo a reti e ginocchiere, come questa norma potrebbe essere adattata al volley? Sicuramente una possibilità del genere spazzerebbe via quella cosa odiosa ma, francamente, ancora molto presente in parecchie società del Trentino Alto Adige che è la diffidenza verso forme di collaborazioni. E quell'odiosa voglia di piantare la propria bandierina 10 centimetri più in alto di quella del vicino di casa. Una bandierina più alta ma che svengola magari in mezzo al nulla o in mezzo ad un borgo di cinque case, dove forse quindici persone si accorgono davvero di quella bandierina dieci centimetri più in alto... “Non faccio collaborazioni con te perché nel 1994 mi hai portato via una ragazza della Seconda divisione”. “Non parlo con quelli perché in Under 14 arbitrano sempre a favore della propria squadra”. “Non faccio collaborazioni con XXX perché cinque anni fa ha chiamato tre mie ragazze Under 14...”. “Non faccio collaborazioni con loro perché il loro allenatore a Ferragosto ha chiamato due ragazze della nostra prima squadra”.

 

Devo andare avanti o come esempi di frasi realmente sentite in palestra bastano? Perché anche voi cari miei lettori, ci scommetto ne avrete a pacchi di esperienze così.

 

Per poter accedere a questa collaborazione le due società, fra tutta la documentazione da presentare alla Federbasket, ci sono anche i rapporti tecnico-sportivi, le eventuali modalità di compensazione fra debiti e crediti fra le due società ed i diritti ed obblighi fra le due società. Con la Fip che può erogare multe e provvedimenti in caso di mancato rispetto di quanto sottoscritto nei, almeno, due anni di collaborazione.

 

Nel basket spesso e volentieri questi accordi funzionano perché mettono insieme società che sono su diversi piani e che hanno anche obiettivi diversi. Con la regola che due squadre, ad esempio, di serie C non possono fare un accordo del genere. Anzi, se la società satellite viene promossa nella medesima categoria della società “Senior” il satellite ha due possibilità: rinunciare e tornare indietro nel campionato di provenienza oppure sciogliere la collaborazione.

 

Ma permette a una squadra di serie B o C, ad esempio, di farlo con una società vicina che ha solamente la Prima divisione o Seconda divisione o la Terza divisione. In questo modo si unirebbero le forze (economiche, di persone eccetera...) per lavorare sul giovanile e sul reclutamento – sempre perché le società devono essere dello stesso territorio – ma con la possibilità di utilizzare poi liberamente le ragazze. Sia nel provinciale, sia in prima squadra, regionale o nazionale che sia.

 

Fra gli altri aspetti positivi vi sarebbe anche il discorso palestre. Tutte le società sanno come questo sia un tema profondamente delicato. Ed a tutte le latitudini e longitudini del Trentino. Certamente meno rispetto ad altre regioni e con alcuni distinguo all'interno del nostro stesso Trentino, ma l'offerta sportiva che si moltipla sempre più ogni anno riduce la possibilità di tanti di mettere radici in palestra per diverse ore. Gli spazi sono quelli che sono per mille motivi, spesso anche solo la palestra del Comune vicino o distante appena 7 km costa tantissimo, perché a richiederne l'utilizzo è una società con sede fuori dal Comune. Con questo accordo di collaborazione, invece, in rete si possono mettere anche gli impianti con la società del Comune che può, alla luce del sole, prenotare con le proprie tariffe la palestra per l'altra società operante a 7 km di distanza ma con la quale vi è – nero su bianco – questo rapporto di collaborazione.

 

Facciamo un esempio pratico? Ma sì dai facciamolo. Poniamo l'esempio di Trento città. Una società che milita in serie B o C a Trento sigla questo rapporto con un'altra società che, invece, a Trento fa la Prima divisione e diventano, di fatto, un unico polo nel medesimo territorio. Con la possibilità di lavorare insieme sul giovanile, di organizzarsi le squadre come meglio si crede e di scambiarsi anche le palestre se servisse. Mettendo in rete non solo impianti, ma anche persone, forze, allenatori, dirigenti, possibilità e voglia di lavorare per la crescita delle società e, di conseguenza, della pallavolo su un territorio.

 

Facciamo un altro esempio pratico? Ma sì. E stavolta usciamo da Trento. Poniamo l'esempio di due società di valle, scegliete voi quale, di quelle che lavorano in paesi e borgate confinanti. Con un accordo, sempre tutto nero su bianco e depositato in Federazione, di questo genere possono organizzarsi seguendo un sodalizio solamente le prime squadre e, dall'altra parte, solamente le squadre giovanili. Senza però che si perdano spazi palestra, cartellini, né altro... visto che sarebbe tutto regolamentato.

 

Altro punto fondamentale: nulla vieta, con questa possibilità a regime, che il numero delle società possa anche aumentare. Perché, a quel punto, con queste possibilità di doppio tesseramento per giocatori, allenatori, dirigenti... le società esistenti potranno andare nel sopra citato Comune a 7 km dalla propria sede ed aprire direttamente una propria società satellite. Di fatto diretta emanazione della società madre. Che possa piantare radici in quest'altro Comune, con conseguente possibilità di raccolta di spazi palestra, scuole nelle quali entrare, ragazze per cui attivare dei corsi minivolley, negozi ed attività commerciali come possibili sponsorini, contributi comunali eccetera... 

 

Il concetto di fondo è molto semplice. Fra vicini di casa si può collaborare ed andare d'amore e d'accordo. Volendo si può fare. Ma se è tutto nero su bianco e c'è qualcuno che vigila, con regole chiare, scadenze e tutto il resto, che garantisca che nessuno ci perde nulla, allora è ancora più facile andare d'accordo fra vicini di casa.

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