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Come salvare la stagione della pallavolo regionale? Una proposta per aprire il dibattito su questo tema

07.03.2020 03:37

 

di Nicola Baldo

 

Adesso che le bocce sono ferme almeno per una settimana ancora, cominciamo a parlarne, a confrontarci, a cercare delle soluzioni? Cominciamo a fare un po' di ipotesi e di possibilità su come fare per riuscire a portare a termine questa stagione nel volley di casa nostra?

 

Prima premessa doverosa: chiaro che, oggi, certezze non ce ne sono su quando finirà questa emergenza. Così come non si ha la certezza matematica che dal 16 marzo si potrà tornare ad allenarsi ed a giocare liberamente come prima. Sulla stampa (clicca QUI per leggere l'articolo del Corriere della Sera a proposito) già si ventila l'idea di uno stop alle scuole fino al 3 aprile, data fino alla quale la serie A e le grandi manifestazioni devono tenersi a porte chiuse. Scuole chiuse vuol dire, per molti, non avere la matematica certezza di avere la palestra a disposizione e creare lo stesso controsenso di oggi. Sia nel poter o non poter allenarsi e soprattutto sul giovanile: che senso ha, per le famiglie, tenere i figli a casa da scuola e poi mandarli invece a pallavolo? Domanda che alcuni genitori si sono posti, non mandando i figli o le figlie a fare attività. Se il problema nel passaggio del virus è la facilità con il quale questo si trasmette nei luoghi chiusi? E la Fipav nazionale, siamo sicuri che dal 16 marzo riaprirà regolarmente tutti i campionati?

 

Seconda premessa doverosa: a questa situazione una soluzione facile e che soddisfi tutti non esiste. E non esisterà. Nessuno sarà in grado di trovare la bacchetta magica e far sì che tutti siano contenti, qualunque sarà la decisione presa per portare a termine la stagione.

 

Terza premessa doverosa: chiaro che se si riuscisse a tornare in palestra regolarmente dal 16 marzo riuscire a recuperare i quattro weekend pieni saltati e quindi riuscire a cambiare poco o nulla rispetto all'attuale, anche dilatando i campionati di qualche settimana, sarebbe sempre la soluzione migliore, ovviamente.

 

Quarta premessa doverosa: questo articolo è un viaggio nel volley trentino, calcolando le possibilità e confrontandosi sui possibili scenari campionato per campionato, partendo giocoforza dalle situazioni peggiori per arrivare alle migliori. Ma pensiamo che in Italia vi sono regioni – per non fare nomi Lombardia, Veneto o Lazio ad esempio – con un'attività molto ma molto più corposa della nostra. Per le quali recuperare tutto sarà, quantomeno, molto difficile.

 

Quinta premessa doverosa: la salute delle persone prima di tutto. Quindi ben venga cercare di vedere, pensare e confrontarsi su in che modo possiamo portare a termine lo sport che tutti noi amiamo, ma ricordiamoci che ci sono persone che muoiono, altre in ospedale ed altre ancora sigillate in casa in quarantena senza poter nemmeno abbracciare i figli. Quindi anche una decisione drastica o che ridimensioni la fine della stagione, sarebbe comunque un modo per chiudere l'annata sportiva ma rispettando in primis il bisogno ed il diritto alla salute di tutti.

 

E SE NON SI TORNASSE PIU A GIOCARE?

Domanda: cosa succederebbe se non si riuscisse più a tornare a giocare? Stagione annullata e “scusate, abbiamo scherzato, ci rivediamo tutti a settembre”? Oppure, come il calcio, nell'assegnare titoli, promozioni e retrocessioni farà fede la classifica dell'ultima giornata completa disputata da quel campionato e buona notte ai suonatori? Difficile, in primis perché con diversi tornei dispari il numero delle partite è parecchio differente fra le squadre all'interno dello stesso torneo. In più il volley è uno sport con i playoff, nella quale quest'anno il 90% dei responsi finali di un campionato arrivano attraverso playoff o playout.

 

A livello nazionale pare non esista una regola in questo caso, visto anche il fatto che mai prima d'ora era successo di rischiare di interrompere in corso d'opera un campionato. Quindi toccherebbe all'attuale Consiglio federale prendere la decisione se annullare i campionati e ricominciare a settembre confermando, per tutte le società d'Italia, le attuali categorie. Oppure decretare la fine dei campionati ad oggi o al termine del girone d'andata, equiparando così per tutte le squadre di tutti i campionati il numero di partite giocate, con i verdetti che ne nascerebbero a quel punto. Decretando già ora, così, promozioni e retrocessioni e le qualificate a playoff/out da giocarsi se ed appena l'emergenza lo permetterà? Con promozioni e retrocessioni, insomma, decise di fatto a metà stagione. Si vedrà, sicuramente la speranza di tutti è che questa eventualità non debba nemmeno essere presa in considerazione.

 

IN SERIE B?

Tre sono le situazioni più importanti da considerare: promozioni dirette, playoff promozione e retrocessioni. E la cosa più facile, probabilmente, da ridurre sono i playoff. Cercando, in primis, di chiudere la regular season recuperando le quattro giornate saltate. Così da avere la certezza di promozioni dirette e retrocessioni. Mentre poi i playoff verosimilmente cambieranno in base alla tempistica a disposizione: turni a gara secca in casa della meglio piazzata in regular season giocando anche due partite a settimana?

 

LA SITUAZIONE MIGLIORE

Dal 16 marzo si torna a giocare, si trova il modo di incastrare tutte le partite (anche a porte chiuse) da recuperare, si allungano un attimo i campionati, si accorciano i playoff giocando ogni tre giorni con andata e ritorno con Golden Set di spareggio e la stagione si chiude così com'era stato organizzata in estate, anche se fra fine maggio ed inizio giugno.

 

LA SITUAZIONE PEGGIORE

Il blocco delle partite si prolunga, si torna a giocare solamente a fine marzo o dopo il 3 aprile. A quel punto, con Pasqua (12 aprile) dietro l'angolo o si gioca tantissimo anche nella settimana Santa ed a Pasquetta, sempre per recuperare o le formule dei campionati le devi gioco forza cambiare.

 

LA SOLUZIONE PIU DRASTICA E RADICALE

La soluzione più drastica e radicale è chiudere qui la stagione, ripartendo a settembre. Ma questo creerebbe anche una selva di problemi (si chiude con o senza promozioni o retrocessioni? Come si determinano? Sarebbe possibile scambiare titoli sportivi in estate? Come componi i prossimi campionati nazionali se non hai promozioni dai regionali? Le società per replicare questa stagione nella prossima dovrebbero pagare nuovamente i prestiti degli atleti e delle altete anche se questa annata non l'hanno finita?).

 

L'altra soluzione drastica e radicale sarebbe rifare, di fatto, tutte le formule di svolgimento per riuscire a portare a casa i campionati. Partendo sempre dalla situazione peggiore, ovvero che si torni in campo solamente a fine marzo o, peggio ancora, dopo il 3 aprile, allora i tempi per recuperare tutto di fatto difficilmente ci sarebbero.

 

UNA PRIMA IDEA PER APRIRE IL DIBATTITO

Nel caso della situazione peggiore, con i campionati che potrebbero riprendere solamente fra fine marzo ed inizio aprile, un'idea potrebbe essere quella di non recuperare tutte le giornate saltate, bensì di ridisegnare la stagione sulla base delle classifiche attuali. O, più giustamente, sulla base delle classifiche nate o dall'ultima giornata completa disputata, o sulla base delle classifiche di fine girone d'andata. Quando tutte le squadre avevano il medesimo numero di partite disputate ed hanno giocato contro tutte le stesse avversarie.

 

Sulla base di quelle classifiche togliere i playoff e disegnare due gironi, uno promozione ed uno retrocessione per ciascun campionato. Facendoli disputare però solamente delle gare di andata. In questo modo, oltre a riuscire ad avere dei verdetti dopo sole 5-6 partite, tutte le squadre di ogni campionato potrebbero essere ancora in gioco per cercare di conquistare il proprio obiettivo stagionale. Che sia la promozione o la salvezza, tutte avrebbero le proprie chance da giocarsi.

 

Facciamo un esempio pratico? 12 squadre, le prime 6 della classifica si giocano la pool promozione, quindi 5 partite, le altre 6 il medesimo numero di gare per cercare la salvezza. Con la prima della pool promozione (o anche la seconda, sempre in base al numero di promozioni e retrocessioni previste nella formula di svolgimento e dal numero di sestetti regionali retrocessi dalla B2) che viene promossa nella categoria superiore e l'ultima del girone retrocessione (o anche la penultima, dipende sempre dai fattori scritti prima) che retrocede.

 

IN SERIE C

Facciamo un po' di esempi molto pratici? In C femminile sono state giocate 13 partite, le 11 del girone d'andata e due del girone di ritorno. Tutte sono a parità di gare disputate. Potenzialmente, sempre nel caso si profili un lungo stop o diventi difficile recuperare tutte le partite e tenere il format attuale, le prime 6 al termine dell'andata giocando cinque partite si possono contendendere la promozione in B2. E visto che il campionato era apertissimo prima di questa sosta, tutte queste sei squadre manterrebbero le medesime possibilità di giocarsi l'obiettivo vittoria finale. Allo stesso modo le sei squadre in lotta per evitare la retrocessione avrebbero, tutte, cinque scontri diretti per salvarsi.

 

La C maschile è forse il campionato con la situazione più paradossale. Perché fin dall'inizio (a gennaio, mica a ottobre) questo era un torneo senza promozioni né retrocessioni. Sole 6 giornate piene disputate, con un torneo a dieci squadre vuol dire che ne mancano tre per arrivare a finire almeno il girone d'andata. Se vi fosse il tempo di finire l'andata e dividere poi le 10 squadre in due gironi da 5 l'uno, vorrebbe dire almeno dare anche qui la pool promozione e la pool “consolazione”, che non mettono in palio nulla ma sarebbero 4 gare in più per tutte le squadre. L'alternativa è cercare di concludere regolarmente il campionato, che già di suo finirebbe il 16 maggio, con tutti i recuperi da fare o si gioca sempre in infrasettimanale o si arriva almeno fino ai primi di giugno. Tuttavia questa C è iniziata proprio così quest'anno, con due squadre giunte in categoria dalla D dopo, proprio, il solo girone d'andata della D maschile.

 

SERIE D

In D femminile, molto probabilmente, vi è la squadra che più di tutte pagherebbe dazio con una formula come quella proposta in questa ipotesi. Ovvero l'Ausugum, che con i suoi 7 punti di margine sul Brixen dopo 13 giornate (tutto il girone d'andata e due gare del ritorno) è largamente primo ed imbattuto. Perché si ritroverebbe, dopo una prima parte di stagione così, a doversi giocare una promozione oggi molto vicina in altre 5 gare a fine annata. Ma, a livello generale, anche qui sarebbe possibile fare questo discorso: le prime 6 a giocarsi la promozione in C e le altre sei chiamate a lottare per evitare le due retrocessioni a questo punto dirette in Prima.

 

In D maschile la seconda fase, iniziata da soli 8 turni, non è ancora arrivata alla fine del girone d'andata visto che manca ancora un turno per arrivare al giro di boa. Però, in realtà, le prime cinque squadre delle dieci partecipanti sono già sicure indipendentemente da quest'ultima giornata d'andata, visto che il Villazzano quinto ha 3 punti e due vittorie in più rispetto all'Itas Trentino, sesto.

 

PRIMA DIVISIONE MASCHILE

Torneo ampiamente nel girone di ritorno ormai da un paio di turni, mancando solamente 7 giornate alla fine del campionato (originariamente prevista per il 25 aprile) si potrebbe anche portare fino in fondo. Allungando ovviamente la durata a tutto il mese di maggio, non svolgendo più i playoff ma promuovendo alla D le prime due classificate al termine della regular season.

 

PRIMA DIVISIONE FEMMINILE

Anche nel massimo campionato provinciale le 12 squadre partecipanti potrebbero essere suddivise in due gironi da 6, quello promozione e salvezza. Il numero differente di gare giocate finora da squadra a squadra, però, obbligherebbe a prendere come riferimento la classifica al termine del girone d'andata, all'undicesimo turno. Così facendo si avrebbe la prima classifica della pool promozione direttamente in D, la seconda chiamata a spareggiare con la seconda della Prima divisione di Bolzano per la seconda promozione ed una o due squadre della pool retrocessione (in base al numero di squadre che retrocederanno dalla B2, se oltre al Neruda retrocederà anche il Marzola saranno due allora le retrocessioni dirette in Seconda) che scenderanno in Seconda.

 

SECONDA DIVISIONE FEMMINILE

Campionato dispari, a 13 squadre, quindi giocoforza un girone dovrebbe essere da 6 ed uno da 7. Se dalla Prima scendono due squadre allora sarebbero due le promozioni dirette dalla pool promozione, a 6 o 7 squadre che sia, mentre in chiave salvezza se retrocederà dalla B2 solo il Neruda allora dalla Seconda alla Terza scenderanno direttamente in due, altrimenti se anche le poere diranno addio ai campionati nazionali allora le retrocessioni dirette saranno tre.

 

TERZA DIVISIONE FEMMINILE

Di fatto la Terza ha già avuto una prima fase solo con il girone d'andata disputato, prima di due gironi adesso promozione e “consolazione”. Entrambi da 7 squadre. Paradossalmente la Terza potrebbe, togliendo i playoff di maggio e non finendo la regular season solamente al 18 aprile ma proseguendo anche nel mese di maggio, riuscirebbe anche partendo dopo il 3 aprile a giocare tutte le 8 giornate (e 7 partite) che ancora mancano. Chiaramente con infrasettimanali e stringendo un po' le cose, ma a quel punto si avrebbe un campionato quasi regolare con le due promozioni dirette (o tre, dipende sempre dal numero delle retrocesse dalla B2) decise direttamente dalla regular season.

 

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