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Il Consiglio dei Ministri dice sì all'abolizione del vincolo sportivo: le prime ipotesi di riforma per il volley

27.11.2020 01:42

 

di Nicola Baldo

 

Due giorni or sono il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma dello sport proposta dal Ministro competente, Vincenzo Spadafora. Ed uno dei passaggi più importanti di questa riforma, che dovrà ora essere approvata definitivamente, è la cancellazione del vincolo sportivo.

 

Una situazione finora alquanto nebulosa, cerchiamo di mettere ordine con quelle (poche) cose che si sanno finora, in una cosa che potrebbe diventare un vero tsunami per la pallavolo come la conosciamo oggi.

 

Partiamo da quello che ha detto pubblicamente, nella sua diretta Facebook, il Ministro Spadafora. Il nocciolo di quanto detto da Spadafora è che sarà tolto il vincolo sportivo ma non subito, a partire dalla stagione 2022/2023 visto che deve essere dato il tempo a tutte le Federazioni di scrivere le nuove regole. E se le Federazioni non decideranno nuove regole per il tesseramento ed il cambio di casacca allora il vincolo decaderà completamente d'autorità.

 

Chiaro quindi che la Federvolley, già da un po' di tempo al lavoro su questo tema con una apposita commissione interna a Roma, deciderà le nuove regole ben prima del 2022 visto che quello che sarà il quadro dovrà essere chiaro già nell'estate 2021. Visto che, inevitabilmente, società così come giocatori e giocatrici dovranno prendere delle decisioni già nella prossima estate.

 

Tornando a quanto detto da Spadafora il messaggio è chiaro: «Al posto del vincolo sportivo ci sarà un premio di valorizzazione per tutte le società che hanno cresciuto un giocatore, anche solo per una stagione nel giovanile, un premio di valorizzazione che sarà riconosciuto al momento del passaggio dell'atleta in una società professionistica».

 

E qui arriva il grande punto di domanda. Perché nella sua diretta su Facebook il Ministro ha detto proprio così, testuali parole: «in una società professionistica».

 

Perché se le massime serie di calcio e basket, ad esempio, sono società professionistiche, con tutti gli annessi e connessi in termini contributivi, di costi, di organizzazione della società e di trattamento dei dipendenti, nel volley la situazione è molto diversa.

 

Perché i giocatori di volley sono professionisti nella pratica, ma dilettanti sulla carta. E la grande paura di molti è che una riforma in questo senso possa spingere le società pallavolistiche verso i due estremi: diventare società professionistiche (dura, durissima, impossibile.... basti pensare che a quel punto gli allenatori ad esempio sarebbero tutti dipendenti assunti con busta paga e conseguente impennata dei costi) oppure restare tutti dilettanti ma di fatto senza possibili vincoli.

 

Nel primo caso, con un obbligatorio passaggio al professionismo, il 95% delle società italiane ringrazia, saluta e chiuderà i battenti nel 2022. Mentre in questo secondo caso significherebbe una cosa sola: ogni anno un far west nel quale a 18 anni (perché fino alla maggiore età in teoria un vincolo societario resterà e poi starà al ragazzo decidere con chi firmare) ogni atleta deciderà con chi vincolarsi. Pagando solamente questo premio di valorizzazione, una volta e stop. Mentre gli atleti di 21, 22, 23 eccetera anni saranno liberi di accasarsi ogni anno dove vorranno. Anche al "miglior offerente" in alcuni casi?

 

Premi di valorizzazione da pagare con cifre che dovrebbero essere regolamentate da una tabella in base alla carriera dell'atleta, l'eventuale partecipazione a Cqr o nazionali giovanili, le categorie disputate e quella nella quale andrà a giocare.

 

Una volta che nei prossimi mesi questa legge sarà approvata in via definitiva, insieme ad altri provvedimenti ad esempio sullo sport professionistico femminile o l'inserimento degli atleti paralimpici nei gruppi militari, allora toccherà alla Fipav scrivere esattamente le nuove regole. Che dovranno, visto che si tratta di una riforma dello Statuto della Federazione, passare per una assemblea nazionale. E ce n'è già una organizzata a fine febbraio 2021 a Rimini, quando sarà eletto Manfredi come nuovo presidente della Fipav nazionale. 

 

Ed a quel punto si capirà se questa novità sarà davvero uno tsunami oppure solamente uno scampato allarme.

 

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